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La sacralità maschile e femminile. Il suono della Terra sulla montagna dello spirito
Sentire un senso di perdita, di separazione. Oppure sentire la completezza e l’unione. Dentro di noi conosciamo bene la differenza tra la frustrazione e la felicità. Ma quali sono le parti di noi che richiedono di essere unite per poterci far sentire in comunione con il nostro Sé e col Tutto?
Una delle grandi barriere dell’evoluzione umana è quella della polarità tra maschile e femminile non solo nel sociale, all’esterno, ma anche dentro di noi. Ciò che ostacola l’integrazione è proprio l’origine del senso di perdita e separazione.
Il sacro femminile è la parte che accoglie, legata all’intuito, quella che vede l’invisibile, canalizza l’intuizione, dà vita alla creatività, permette la trasformazione, apre all’amore e nutre. Il sacro maschile è la parte che si manifesta nell’azione, quella che porta a compimento, concretizza, protegge, crea struttura e la solidifica, ordina e focalizza. L’una ha bisogno dell’altra e l’unione può nascere solo dalla loro compenetrazione armonica.
La frustrazione individuale e sociale è il risultato della mancanza del rapporto armonico tra queste due parti. Cosa deve accadere perché si riesca ad andare al di là della dicotomia e costruire una dimensione in cui ci sia equilibrio e fusione?
Gli antichi popoli avevano chiara l’importanza di questa unione interiore e la esprimevano anche nelle manifestazioni simboliche.
I menhir ad esempio che, se per la loro forma possono sembrare un simbolo solo maschile, a uno sguardo che allarga il campo visuale dell’osservazione, manifestano altro. Spostando l’attenzione dall’oggetto e osservandolo nella dimensione globale in cui è posto, vediamo che i menhir sono infilati nella terra, elemento femminile. La terra non è seprata, è parte integrante del menhir che compie il suo significato proprio nell’unione con essa. Terra e menhir sono una cosa sola. Non si tratta di due culti separati, Dea e Dio coesistono come apeiron primordiale. Un’unica, inscindibile monade che permette la vita.
Dai siti megalitici ai pozzi sacri, dal culto del toro ai riti legati al risveglio della natura primaverile, tutto ci parla dell’unione di maschile e femminile.
Nell’incontro esperenziale di divulgazione storica emozionale che ho portato nel retrait a Esterzili Il suono della Terra sulla montagna dello spirito abbiamo sperimentato la celebrazione del sacro femminile nella Tenda rossa, che abbiamo costruito su ispirazione delle tende bibliche in cui si celebravano i culti iniziatici femminili.
Nella tenda del toro allestita dentro una pinnetta (il rifugio dei pastori), Alessandro Olianas ha guidato un cerchio di uomini per una condivisione del sacro maschile. Ci siamo poi confrontati per scambiare le esperienze e arricchircene anche in un laboratorio sonoro condotto da Stefano Sgarbi Playning The Voice al tempio a megaron Sa Domu ‘e Orgia. Il Tempio della Grande Madre Urxía (Orgia), così come lo definì l’accademico dei Lincei Giovanni Lilliu. Da qui provengono i bronzetti cerimoniali nuragici di due sacerdotesse oranti del II millennio a.C. che, coperte da mantelli regali, portano torce accese con le fiamme del fuoco sacro. Oltre loro, sono stati trovati bronzi votivi di uomini con le offerte per le divinità.
Qui, maschile e femminile erano uniti per celebrare la potenza della natura e dei suoi elementi.
La stessa cosa che abbiamo fatto nell’esperienza di condivisione e ricerca al monte sacro di Esterzili.
E il suono della Terra è diventato il battito interiore del senso di unione.
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